Oggi voglio celebrare la Giornata della Memoria attraverso chi ha raccontato storie riguardanti la Shoah:
Fu a nove anni che Liesel iniziò la sua brillante carriera di ladra. Certo, aveva fame e rubava mele, ma quello a cui teneva veramente erano i libri, e più che rubarli li salvava. Il primo fu quello caduto nella neve accanto alla tomba dove era stato appena seppellito il suo fratellino. Stavano andando a Molching, vicino a Monaco, dove li aspettavano i loro genitori adottivi. Il secondo, invece, lo sottrasse al fuoco di uno dei tanti roghi accesi dai nazisti. A loro piaceva bruciare tutto: case, negozi, sinagoghe, persone... Piano piano, con il tempo ne raccolse una quindicina, e quando affidò la propria storia alla carta si domandò quando esattamente la parola scritta avesse incominciato a significare non solamente qualcosa, ma tutto. Accadde forse quando vide per la prima volta la libreria della moglie del sindaco, un'intera stanza ricolma di volumi? Quando arrivò nella sua via Max Vandenburg, ex pugile ma ancora lottatore, portandosi dietro il "Mein Kampf" e infinite sofferenze? Quando iniziò a leggere per gli altri nei rifugi antiaerei? Quando s'infilò in una colonna di ebrei in marcia verso Dachau? Ma forse queste erano domande oziose, e ciò che realmente importava era la catena di pagine che univa tante persone etichettate come ebree, sovversive o ariane, e invece erano solo poveri esseri legati da spettri, silenzi e segreti.
La notte del 16 luglio 1942 la piccola Sarah viene svegliata di soprassalto. A tempestare di colpi la porta della sua casa parigina è la polizia: Sarah deve alzarsi, vestirsi in fretta e raggiungere insieme alla sua famiglia e al resto della comunità ebraica il Vélodrome d'Hiver. Prima di venire trascinata via, però, Sarah riesce a mettere in salvo il fratellino: lo chiude a chiave in un armadio con l'intenzione di tornare a liberarlo. Non immagina che quel gesto lo condannerà a morte sicura... Sessant'anni più tardi, una giornalista americana viene incaricata di realizzare un'inchiesta sul Vélodrome e sul destino delle migliaia di ebrei che lì furono ammassati prima di essere deportati nei lager. Interroga testimoni, documenti, sopravvissuti, e finisce per imbattersi nella storia di Sarah. Le ricerche la condurranno in America, poi in Italia, infine nuovamente in Francia. Dove il passato e il presente si incroceranno. E dove, insospettabilmente, il destino di quella bambina finirà per intrecciarsi al suo.
Fu a nove anni che Liesel iniziò la sua brillante carriera di ladra. Certo, aveva fame e rubava mele, ma quello a cui teneva veramente erano i libri, e più che rubarli li salvava. Il primo fu quello caduto nella neve accanto alla tomba dove era stato appena seppellito il suo fratellino. Stavano andando a Molching, vicino a Monaco, dove li aspettavano i loro genitori adottivi. Il secondo, invece, lo sottrasse al fuoco di uno dei tanti roghi accesi dai nazisti. A loro piaceva bruciare tutto: case, negozi, sinagoghe, persone... Piano piano, con il tempo ne raccolse una quindicina, e quando affidò la propria storia alla carta si domandò quando esattamente la parola scritta avesse incominciato a significare non solamente qualcosa, ma tutto. Accadde forse quando vide per la prima volta la libreria della moglie del sindaco, un'intera stanza ricolma di volumi? Quando arrivò nella sua via Max Vandenburg, ex pugile ma ancora lottatore, portandosi dietro il "Mein Kampf" e infinite sofferenze? Quando iniziò a leggere per gli altri nei rifugi antiaerei? Quando s'infilò in una colonna di ebrei in marcia verso Dachau? Ma forse queste erano domande oziose, e ciò che realmente importava era la catena di pagine che univa tante persone etichettate come ebree, sovversive o ariane, e invece erano solo poveri esseri legati da spettri, silenzi e segreti.
La notte del 16 luglio 1942 la piccola Sarah viene svegliata di soprassalto. A tempestare di colpi la porta della sua casa parigina è la polizia: Sarah deve alzarsi, vestirsi in fretta e raggiungere insieme alla sua famiglia e al resto della comunità ebraica il Vélodrome d'Hiver. Prima di venire trascinata via, però, Sarah riesce a mettere in salvo il fratellino: lo chiude a chiave in un armadio con l'intenzione di tornare a liberarlo. Non immagina che quel gesto lo condannerà a morte sicura... Sessant'anni più tardi, una giornalista americana viene incaricata di realizzare un'inchiesta sul Vélodrome e sul destino delle migliaia di ebrei che lì furono ammassati prima di essere deportati nei lager. Interroga testimoni, documenti, sopravvissuti, e finisce per imbattersi nella storia di Sarah. Le ricerche la condurranno in America, poi in Italia, infine nuovamente in Francia. Dove il passato e il presente si incroceranno. E dove, insospettabilmente, il destino di quella bambina finirà per intrecciarsi al suo.
Io ho letto questi due, entrambi raccontano storie di bambine nella Seconda guerra mondiale. Entrambi sono tristi, perchè raccontano un triste periodo dell storia umana, entrambi però lo raccontano in modo leggero, delicato, lieve. Non si deve pensare che non diano il giusto peso a cosa sia successo, tutt'altro! Secondo me è un buon modo per raccontare e ricordare, come un buon modo per ricordare è lasciare giocare a nascondino i bambini all'interno del Memoriale alla Shoah a Berlino.