I Guadiani di Atlantide

venerdì, novembre 30, 2007

Stavo ascoltando uno dei discorsi strampalati del Grande Capo, o meglio ne ascoltavo dei pezzi, perchè stava tenendo il suo comizio (parlava solo lui e contabile e amministratore ascoltavano) in un'altra stanza. Non so da dove sia partito il discorso e non so dove volesse andare a parare, ma ho colto questo: "Perchè l'uguaglianza sul piano fisico non esiste, se ci sono due cose divese sono gli uomini e le donne" e fin qui gli do ragione, poi è andato avanti a blaterare qualcosa sull'uguaglianza tra i sessi sul lavoro, e mi è venuto da pensare.
Io nel '68 non c'ero, i miei non erano sposati e credo non si conoscessero nemmeno, però le lotte femministe del '68 condizionano anche la mia vita.
E perchè? Perchè delle esaltate sono scese in piazza a bruciare reggiseni. Ma non potevano starsene a casa a far figli che così la nostra crescita demografica ora non dipenderebbe dalle extracumunitarie?
Extracomunitarie che hanno ancora in testa sani principi e valori e pensano alla propria famiglia invece che a far carriera... bella str#$&#%a la carriera... che più che stress non ti porta, e tanto più su di tanto non vai. E per la carriera devi sacrificare le cose davvero importanti (casa, marito, figli) che a seguire tutto bene non ce la fai.
Che se quelle là non se ne fossero andate in piazza non ci sarebbero stati dubbi su cosa avrei fatto della mia vita (cioè io so benissimo cosa fare della mia vita, ma sono intrappolata in una situazione che non voglio e in cui sono anche grazie a loro).
E ora non si cercherebbe di adattare la biologia alla società, se la società ha funzionato per millenni seguendo i ritmi biologici dell'uomo e della donna, perchè ora l'Uomo vuole assogettare la biologia ad una società malata (la cui stessa idea è malata). Non funziona così, non funzionerà, non può funzionare: le donne sono fatte per avere figli dai 15 ai 30 anni, non dagli -enta in su eppure la società così come è ora costringe la maggiorparte delle donne ad avere figli tra i 30 ed i 40 e anche oltre, come pensano possa funzionare a lungo andare?

Insomma.. grazie tante care sessantottine, grazie per aver rovinato la vita alle generazioni dopo la vostra.

13 commenti:

Dama Arwen ha detto...

Sono d'accordo con te solo a metà... d'accordo sui ritmi dell'Uomo e della Donna, d'accordo sul discorso della famiglia che andrebbe fatta entro i 30 e non entro i 40.

Però non colpevolizzerei le donne 68ine: loro ci han dato la libertà. La libertà di scegliere il nostro futuro, di avere pari opportunità, di non essere schiave di stereotipi obsoleti.
Una donna che vuole scegliere di fare carriera ora può, se non le interessa la famiglia non si vede additata o con un futuro incerto.

Io credo che la colpa sia di come si è evoluta la società dopo gli anni '60. E non è il solo discorso generico... I diritti guadagnati ci sono ritorti contro xké la società si è evoluta in modo da stravolgere i ritmi dell'uomo. Io questo non lo trovo giusto, per niente.

Anonimo ha detto...

Diciamo che dal mio punto di vista l'errore è stato condurre tutto queste battaglie con armi al maschile invece che al femminile. Insomma, emancipazione non vuol dire giocare a fare gli uomini, ma essere donne e femmine "libere". E io intendo libertà come esseri umani, prima del '68 una donna senza un uomo accanto e dei figli non era nessuno, quasi nemmeno considerata degna di "rispetto". Io invece voglio sentirmi libera di essere me stessa, un essere umano, completa e felice qualsiasi sia la mia scelta. Io parlerei di esseri umani e non di uomini e donne.
Ciascuno, uomo o donna, deve trovare la sua strada, libero di poterlo fare. Un tempo per le donne purtroppo non era esattamente così e io quindi ringrazio chi ha lottato, anche se spesso con modalità sbagliate, per tutto questo.
Miyaru

SoldierBlue ha detto...

Wow, profondo... secondo me il problema è che si è sempre insistito (anche le peraltro coraggiose sessantottine) su di noi come DONNE anziché come ESSERI UMANI. Ci stavo pensando giusto ieri e volevo scrivere sul mio blog... magari lo farò... se riesco a sistemarlo, e se riesco a ricordare cosa volevo dire :P

Kitchan ha detto...

É vero che prima del '68 una donna che non avesse una famiglia era considerata una nullità (uso questo termine per semplificare), ma la percezione che ho io è che nella società odierna è la donna che non fa carriera a "non essere nessuno, quasi nemmeno considerata degna di "rispetto"", per usare le parole del Pesce. E questo è altrettanto ingiusto di quanto succedeva prima.
Non credo che le lotte del '68 ci abbiano dato la libertà, bensì una gabbia diversa, se di gabbia vogliamo parlare. Una gabbia apparentemente più grande, con doppi doveri (sul lavoro e a casa), doppi impegni (familiari e lavorativi), e la metà del tempo. Perchè anche se una donna non si fa una famiglia propria ha sempre la famiglia che può aver bisogno di lei. Insomma il '68 ci ha dato solo la possibilità di invadere il campo maschile senza, però, far sì che gli uomini invadessero il nostro.

Kitchan ha detto...

E uno dei risultati che hanno ottenuto (senza che nessuno chiedesse loro di farlo) è che al giorno d'oggi la ragazza/donna che vuole una famiglia numerosa (e con numerosa intendo con 4 o più figli, non come viene inteso oggi padre-madre-2figli) viene guardata come una pazza.
Non è giusto, come non era giusto che venisse guardata come una pazza la ragazza/donna che negli anni '60 volesse far carriera.

Come dice un proverbio indiano-pellerossa: "la terra non la ereditiamo dai nostri avi, ma l'abbiamo in prestito dai nostri figli" quindi prima di cercare di sovvertire l'ordine stabilito (e funzionante) delle cose sarebbe meglio pensare alle conseguenze di quel che si fa...

Anonimo ha detto...

Guarda, Chiara, che se puoi andare in giro vestita da personaggio manga o fantasy è perché ci sono donne che si sono battute perché potessi farlo.
Se puoi leggere un libro senza essere una nobildonna, è perché ci sono donne che si sono battute perché potessi farlo.
Se ti puoi conciare gothic fantasy senza che tua madre o il tuo ragazzo o chiunque fosse in posizione superiore alla tua nella gerarchia imposta ti dice "Copriti, svergognata!" è perché ci sono donne che si sono battute perché potessi farlo.
Quelle che vedi come delle povere cretine che bruciano reggiseni, hanno combattuto per darti qualcosa che prima non avevi: la possibilità di scelta.
Non sta scritto da nessuna parte che tu debba fare la carriera, sai? Vuoi fare la casalinga e sfornare figli? Licenziati e fallo.
"Ah ma ci voglioni i soldi per poterlo fare!".
Allora questo è un problema che trascende dal fatto che delle donne abbiano deciso di dare dignità al proprio ruolo. Fatti mantenere. Rapina una banca. Vinci alla lotteria. Io guardo strano la donna che vuole fare otto bambini (ma perché vanno cresciuti tutti e otto alla stessa maniera e costano, mica per altro), come quella che pensa solo alla carriera (perché quando invecchi, la carriera spesso non ti segue). Ma sono scelte che ognuno fa e tanti saluti.
Ma queste scelte le fa perché ci sono persone che si sono ribellate a un sistema che non lo permetteva, decidendo per tutte. Ecco, io davanti a gente del genere, magari ci penserei due volte e mi leverei il cappello, ringraziandole perché ora posso fare la beota vestita da regina Amidala e mi guardano strano perché ho 31 anni, non perché ho le tette.

Anonimo ha detto...

"Perchè anche se una donna non si fa una famiglia propria ha sempre la famiglia che può aver bisogno di lei."

Il che, ahimé, accade da tutta la vita. Solo che ora l'uomo è presente (si spera, altrimenti è un idiota).
Questo è non volere avere impegni. Punto.
E sugli uomini che non hanno invaso il campo femminile, mi piacerebbe tanto che pensassi a quanti fanno la spesa, lavano la casa, cucinano, aiutano, tengono i bambini, invece di guardare la donna e urlarle di andare a comprare da mangiare, che c'hanno da guardare la Domenica Sportiva, loro.

Anonimo ha detto...

Bhe, oddio: in quel gran pasticcio che fu il '68, c'erano persone pensose che volevano cambiare ragionando (talvolta S-ragionando), e c'era il comparsame che bruciava i reggiseni (o tirava le molotov).
Chiaramente, ha vinto il comparsame, fracassando un sistema a caso, lasciando spuntoni acuminati di cose giuste e cose sbagliate che nessuno ha poi smussato seriamente.

Alcune cose sconce sono cambiate, e ampliato la libertà in generale.
Solo che, spaccata con l'ascia la paratia, nessuno ha poi pensato di mettere una valvola o una regolazione: e dagli squarci è uscito di tutto.
E, chiaramente, c'è chi ne ha approfittato.

É scomparso il baronato e l'università per le elité pre-68, per sostituirla per altri baroni e una nuova università così libera e autogestita che produce imbecilli. Chi si salva, si salva in proprio NONOSTANTE il sistema che lo schiaccerebbe.

E nel caso della donna, appunto: aperto il varco della possibilità, si è poi trasformato la possibilità in virtù, la virtù in obbligo.
Aggiungi la società che è venuta dopo, in cui servono due stipendi per campare "nel modo giusto" (cinemino, viaggetto, hobby, vestito fighetto, due macchine per andare al lavoro).

E quindi da una parte le donne costrette alla carriera, e dall'altra le dodicenni che la danno via per un ricarica del telefonino.
La donna che fa la mamma "rinuncia".

Soluzioni? Nessuna.

Kitchan ha detto...

Sai Fabrizio, nel 1877 è stata varata una legge (la legge Coppino) che prolungava l'obbligo scolastico da 3 a 5 anni di elementari e definiva le sanzioni per i genitori che non adempievano all'obbligo, quindi i bambini e le bambine italiane vanno alla scuola dell'obbiglio gli anni '70 dell'800, quindi anche negli anni '50 una donna che poteva leggere un libro non era per forza una nobildonna (mia nonna, classe 1914, nata nella campagna feltrina e trasferitasi a Milano leggeva e, poichè mio nonno era invalido di guerra, lei lavorava). E se vogliamo dirla tutta, prima dell'800, non era la class enobile quella colta, bensì quella borghese: a saper leggere/scrivere/far di conto erano più mercanti che nobili vari.

Io non vedo le 68ine come povere cretine, semplicemente le vedo come delle persone che hanno fatto qualcosa prima di aver pensato bene a tutte le conseguenze di quel che facevano.

E quando dici "che delle donne abbiano deciso di dare dignità al proprio ruolo." voglio sperare che tu non voglia dire che non c'è dignità nel fare la moglie e la madre perchè se così fosse saresti una persona molto diversa da quel che credo tu sia.

Vedi, tu dici che ci sono uomini sposati che fanno la spesa, il bucato, stirano, sì ci sono e il 90% delle volte sono additati come "bravi mariti che aiutano la moglie". E io mi chiedo: perchè un marito che fa i mestieri in casa è bravo, mentre una moglie che fa i mestieri, fa semplicemnte il suo dovere? Perchè, se è normale che una donna faccia i mestieri, non è normale che li faccia un uomo?

Come dice Fabio, il '68 nel '68 ha dato delle possibilità, ma queste possibilità sono poi divenute obbligo quasi morale.
Magari a Bologna è diverso, ma a Milano non è solo una questione di soldi. A Milano la percezione che si ha è che una donna non sia davvero realizzata se non ha un lavoro e non fa carriera, come se una donna non potesse sentirsi realizzata a fare la moglie e la madre.
Le '68ine, come dice Dama, hanno liberato le donne da stereotipi obsoleti, ma hanno cucito loro addosso altri stereotipi.

E c'erano maltre cose che volevo dire, ma l'Alzahimer galoppa e devo mollare il pc.

Anonimo ha detto...

Chiara, la battuta sulle nobildonne che leggono i libri era chiaramente fuori tempo massimo, ti prego. Se vuoi inizio a tirare fuori date pure io, ma temo che non fosse questo, il senso del post.
E no, certo che non ritengo indegno essere moglie e madre. Intendo, invece, dire che c'è qualcuno che ha voluto dare dignità al proprio ruolo di donna tout court. E quindi sì, moglie e madre, ma perché lo voleva lei. Oppure lavoratrice, perché ha voluto questo. Ma comunque donna e come tale degna di rispetto, da parte dei maschi.
Quegli stessi maschi che ora cucinano e stirano e tu ti chiedi perché debbano essere apprezzati, mentre per le donne è scontato. E' scontato per lo stesso razzismo per cui molti pensano che sia un dovere femminile, fare la casalinga. Il razzismo, in questo caso, è dall'altra parte e c'è chi arriccia il naso quando pensa all'uomo che stira (tu in primis, che ancora fai differenza su chi fa cosa).
Le sessantottine hanno deciso di cambiare una situazione. Non hanno deciso per te, non hanno messo in chiaro che non sarai mai più stata madre e moglie. Ti hanno dato la possibilità di scegliere di non esserlo. E invece di esserne grata, stai lì a lamentarti perché una società impostata su valori diversi dai tuoi (perché stringi stringi alla fine c'è questo: "A Milano ti guardano male!". Vai a vivere a Piacenza. A Roncobilaccio. A Filacciuoli di Sotto. Ma la città, ahimè, non l'ha fondata il '68, né è guidata da chi ha combattuto allora) in qualche modo influenza la tua scelta.
Influenza, sì, perché se davvero sei convinta di volere fare la casalinga, fallo. E quando i milanesi ti guarderanno storto, pensando che sei una donna retrograda, tu alza il mento, lancia un'occhiata di sfida e chiedi: "Beh?"; che tu, almeno, vivi in quella parte del mondo dove scegliere ti è ancora possibile, grazie a quelle cretine che bruciavano i reggiseni, tra le altre.
Che, come diceva Gaber, "fossi nato da qualche altra parte, poteva andarti molto peggio".

Rossella Bisazza ha detto...

c'è chiappunto la libertà di scelta non ce l'ha... questo modo di lamentarsi a parere mio è abbastanza inutile a parere mio...ma siamo per fortuna in un paese libero quindi siamo libere di pensarla come ci pare, giusto? Perchè dici che ti pesa la società di oggi? come ti hanno già ampiamente ricordato nessuno a questo mondo ti impedisce di vivere come viveva tua nonna! Vuoi i figli? falli! Vuoi sposarti? sposati! Vuoi fare la casalinga e servire il tuo uomo? perchè sei ancora qui? La tua vita non deve diventare una gabbia o una prigione...mi spiace usare frasi fatte ma "le chiavi del nostro destino le abbiamo noi"! Io non voglio figli e voglio costruire un sogno (e posso sempre cambiare idea, eh?) quindi sono contenta di poterlo fare....e ringrazio le lotte femministe che, mi spiace deludervi a tutti quanti, non nascono cn il sessantotto ma molto molto prima (guarda caso nel 1800)!
Tu credi che quelle donne non abbiano pensato alle conseguenze? Io non credo...anche perchè oggi non viviamo in una società matriarcale e non vige la dittatura femminista anti-famiglia....ripeto: puoi ancora scegliere!
ti auguro di trovare la tua strada...e se questa deve essere costellata di pannolini e pappette, se è questo che ti rende felice, ti auguro che sia!

Anonimo ha detto...

non voglio insultarti nè ma se parli così parli proprio da ignorante...per quanto riguarda il discorso biologico ci può stare...ma vorrei informarti che se non ci fossero state le sessantottine noi donne saremmo ancora stottomesse dall'uomo,non andremmo neanche a votare ecc..
e poi perchè dev'essere diritto solo degli uomini fare carriera? e un'altra cosa, per tua informazione una donna va in menopausa intorno ai 50 anni, fino a quel momento lì si è fertili e si può concepire figli, secondo i ritmi biologici,ci sono certo più richi e non condivido nemmeno io l'accanimento ad avere figli dai 40 in sù, ma una donna è giovane a 30 anni, ben venga vhe ne faccia di figli!!!!

Anonimo ha detto...

Questo post è da considerarsi un insulto verso tutte le donne.Non ho bisogno di aggiungere altro.Spiegare certe cose non è necessario.Basta leggere questo post per riuscire a dedurre che non sarai mai capace di coprendere.Sei troppo ottuso ed ignorante.