Un mezzo reietto, come me (ok, non è così drastica la situazione, nè la sua nè la mia, però rende l'idea).
Forse perchè anche lui non è nel pieno delle grazie del Grande Capo e delle due tipe, ho sempre sentito che di lui potevo fidarmi, come di nessun altro qui dentro.
E oggi se ne va.
Se ne va l'unica persona che sento davvero amica, l'unica persona con la quale so di poter mostrare davvero la rabbia e la frustrazione e il dolore che certe situazioni qui dentro mi provocano.
So che non è colpa mia, sono l'ultima arrivata, non ho alcun potere decisionale, se non per cose di pochissimo conto su cui m'impunto (vedi l'imbiancatura delle pareti del montacarichi).
Eppure non posso fare a meno si sentire le sue dimissioni come un mio fallimento.
So che un giorno toccherà a me, e allora l'ho già avvertito, se vorrà ritornare un posto per lui ci sarà sempre, ma per ora posso solo fargli promesse che non so neanche quando potrò mantenere.
E ha ragione di andarsene.
So come è stato trattato, e se volesse piantar grane avrebbe tutta la mia comprensione, e il fatto che non lo voglia fare non fa altro che accrescere la stima che ho nei suoi confronti.
Faccio fatica a spiegare cosa provo all'idea di domattina. Perchè c'è una parte di me che è contenta per lui, che se ne va da 'sto posto, dove non è mai stato trattato come gli altri, nonostante non avesse fatto nulla per meritare un trattamento del genere. C'è anche, però, una gran parte di me che è triste all'idea di non vederlo domattina, e la mattina dopo e quella dopo ancora. Se ne va la mia piccola oasi di fiducia.
* Sinead O'Connor - "I do not want what I haven't got"